Dalla mia cucina vedo un giardino, un lampione che illumina la stanza, esattamente come a New York.
Mi ricordo come se fosse ieri quando nel 2000 una ragazza di un paesino di 3.100 anime in provincia di Varese decise di mettersi in gioco per capire chi fosse e cosa volesse (la mia prima rinascita perché ne seguì un’altra).
Vissuta in una famiglia normale, con tanto amore, nel mio mondo fatto di una villa con giardino, il salumiere dove comprare pane e salame la mattina prima di correre a scuola.
Ero molto timida, introversa, insicura, molto selettiva nelle amicizie.
Quella ragazza tornò da New York totalmente cambiata.
Immaginate dal paesino a New York.
I rumori assordanti appena scesa dall’aereo, i taxi gialli che correvano sulla Quinta, il fumo uscire dai tombini ed il Manhattan college con tutte le nazionalità possibili, l’incontro con le mie care amiche new yorkesi Lisa, Christina e Yukiko e la stage nel reparto marketing della Avon al 36°piano sulla 3rd Avenue.

Mi sentivo di vivere in un film americano, di quelli che vedevo a casa nel mio salotto.
Alle 5 del pomeriggio finivo di lavorare, un fiume di persone che tornava a casa e sotto l’ufficio un sax che suonava musica jazz.
Che sogno!
Ritornai altre volte a New York, una di queste nel 2018.
Fu la mia prima estate da separata con tanto tempo libero da programmare, da sola, senza sapere cosa fare e dove andare.
Ricordo ancora la mia paura di espormi al mondo, senza la protezione apparente dello stare in coppia, con mille battaglie già intraprese e mille responsabilità.
Con enorme coraggio decisi di andare a New York ad Agosto ed il giorno del mio compleanno finalmente prenotai il volo (ci impiegai due giorni prima di farlo! Quante ansie; ora sorrido ma mi ricordo esattamente quel momento).
Per me questa città ha sempre segnato un nuovo inizio (positivo!) ed anche allora fu così.
L’incontro con le amiche a Grand Central Station tra migliaia di persone; seduta ad un tavolino di un bar una donna ascoltò il mio racconto della separazione e mi disse che anche a lei successe la stessa cosa e mi incoraggiò ad andare avanti e ricominciare da me e che sarebbe stata una rinascita.
Mi raccontò che riprese a studiare, incontrò un uomo straordinario che divenne suo marito, un lavoro appagante, figli ed una vita molto felice.
Tuttora quando ci incontriamo con Lisa, ricordiamo la signora new yorkese gentile che mi motivò.
Davvero strano perché i new yorkesi difficilmente si comportano così.
Lo presi come un segnale, un messaggio.
Quelle parole furono profetiche.
A Lisa dissi che sarei ritornata più forte di prima e che, nonostante tutto, avrei continuato a credere nell’amore ma questa volta: “I want my fairy tale!”
E tu?
Quale viaggio ricordi con affetto?
E quale ti ha aiutato?
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